Costruito nel 1564 per unire la Cappella di S. Prosdocimo con la chiesa attuale, è un ambiente di piacevoli proporzioni, con buone decorazioni contemporanee.
Qui si può vedere dentro una gabbia medioevale di ferro, la cassa di legno che custodì per qualche tempo (forse dal 1177 al 1316) il corpo di S. Luca Evangelista.
Nel mezzo il bel pozzo (1565), adorno di eleganti decorazioni in niello, sotto il quale, su un tratto di pavimento in mosaico della Basilica Opilioniana, posa il primitivo pozzo del sec. XIII, contenente le ossa dei Ss. Martiri. Sulla destra, sotto vetro è visibile un lacerto di pavimento a mosaico della Basilica paleocristiana (Sec. V- VI).
Sopra il pozzo dei Martiri: pitture della cupola: di Giacomo Ceruti (1750 circa).
In fondo, sull’altare: Il ritrovamento del pozzo dei Martiri, con la miracolosa accensione delle 12 candeline: bella tela di Pietro Damini (1592-1631), piena di ritratti.
Scendendo: il muro a destra è un tratto del fianco meridionale della chiesa medioevale riedificato sulla corrispondente parete della Basilica Opilioniana. Le due bifore sono ricostruzioni (1923) su tenui tracce di due imposte di archi. Porta che immette nella cappella di S. Prosdocimo (1564). Ai lati: statue dei Ss. Pietro e Paolo, di Francesco Segala. Sono due delle undici statue eseguite da lui in terracotta (1564) per la nuova decorazione della cappella di S. Prosdocimo; sono oggi conservate nella Sala rossa all’interno del Monastero.
Sopra la porta, ai lati dell’iscrizione: il pellicano, la fenice: calchi di finissimi bassorilievi in marmo greco del sec. XVI. Gli originali furono tolti di qui per permettere la visione del-le belle sculture del sec. XIII o XIV, che portavano nel retro. Oggi sono visibili nell’atrio della Sacrestia.
SAN PROSDOCIMO E IL SACELLO
Prosdocimo, verosimilmente primo vescovo della chiesa padovana (sec. III-IV), è rappresentato in una «imago clipeata» di marmo (inizi del sec. VI), riscoperta durante la ricognizione della sua salma nell’omonimo oratorio in S. Giustina (1957). Il suo culto e la devozione è confermata anche fuori del territorio padovano prima del Mille. L’iconografia lo presenta con il pastorale e l’ampolla dell’acqua battesimale in mano: simboli della sua missione pastorale in città e in diocesi. L’antica liturgia ne celebra la fedeltà al Vangelo e all’insegnamento degli Apostoli.
Il Sacello è un cimelio di arte paleocristiana, preziosissimo per l’antichità, la completezza, le rarissime opere d’arte che custodisce. Fu costruito (tra il 450 e il 520) dal patrizio Opilione unitamente alla basilica, al sommo della cui navata destra era innestato, allo spigolo tra levante e mezzogiorno.
Orientato come la basilica, comunicava con questa mediante l’atriolo di occidente. È uno dei più begli esempi di quegli oratori, di cui l’antichità cristiana circondava i maggiori edifici di culto: oratori destinati a devozioni particolari di singole persone, fisiche o mora-li, e verso singoli Santi (qui, secondo un costume diffusissimo nei secoli IV-VI, si venera-vano reliquie di Santi Apostoli e Martiri); e anche a sepoltura di insigni personaggi.
Più sviluppato e più perfetto dei più fra i sacelli analoghi, il Sacello di San Prosdocimo consta di un quadrato centrale, cui sono innestate quattro corte braccia coperte di volta a botte; il braccio orientale, absidato; il quadrato centrale è sormontato da cupola emisferica ad esso collegata mediante quattro pennacchi a quarto di sfera. Come nella basilica annessa, le pareti erano rivestite di tavole di marmi preziosi; dall’imposta degli archi in su tutto era coperto di mosaici. Il braccio settentrionale immetteva in una sala, forse destinata ad accogliere sarcofagi di illustri personaggi. Nell’atrio ricostruito è possibile ammirare il Timpano di porta della basilica opilioniana (sec. V-VI), e un pluteo di marmo greco del sec. VI; rarissimo perché doppio.
In fondo: frontone triangolare (timpano di porta, sec. V-VI), con la iscrizione dedicatoria della Basilica e del Sacello: «Opilio vir clarissimus et inlustris, praefectus praetorio atque patricius, hanc basilicam vel oratorium in honorem sanctae Justinae Martyris a fundamentis caeptam Deo iuvante perfecit». Nel sacello a destra: altare di S. Prosdocimo (1564), sarcofago romano di marmo pario, trovato (1564) nel terreno sotto il pavimento (conteneva i corpi di due Vescovi, allora deposti altrove) e adibito da allora a custodia del corpo di S. Prosdocimo. Nel paliotto S. Prosdocimo giacente, tra due Angeli ceroferari: bella scultura di ignoto (1564 – Marcantonio De Surdis).
Sopra l’altare si trova una stupenda immagine in marmo greco, di S. Prosdocimo (Sec. V-VI): rappresenta il Santo nell’eterna giovinezza del paradiso, simboleggiata dai due palmizi laterali. Porta la scritta contemporanea: «Sanctus Prosdocimus Episcopus et Confessor».
In origine era la parte centrale della fronte di un sarcofago: tagliata poi per essere inserita in altro monumento (come lo mostrano i due battenti laterali) fu posata, come autenticazione, sull’arca in cui nel sottosuolo furono nascoste le ossa del Santo; scoperta nell’esumazione del 1564, accompagnò nel 1565 le sacre ossa entro l’altare, ove fu ritrovata nel 1957.
A sinistra, davanti all’altare principale: la preziosa pergula o iconostasi, l’unica del secolo VI che ci sia pervenuta integra. Uniche manomissioni: l’ultima colonna di destra, e i due capitelli estremi a destra e a sinistra, opera del Rinascimento. Come in tutte le antiche chiese, segnava la necessaria separazione tra clero e popolo, come oggi la balaustra e nello stesso tempo accentuava il carattere sacro del presbiterio e dell’altare. È di marmo greco (si notino le colonne tutte di un pezzo con gli altissimi piedistalli, e l’arco di mezzo a ferro di cavallo).
L’iscrizione, contemporanea, dice: «In nomine Dei. In hoc loco conlocatae sunt reliquiae sanctorum Apostolorum et plurimorum Martyrum qui pro conditore omniunque fidelium plebe orare dignentur .
(In nome di Dio: in questo luogo sono state collocate le reliquie dei SS. Apostoli e di moltissimi Martiri, i quali si degnino di pregare per il fondatore e per tutto il popolo di Dio).
Si ritorni in chiesa per la stessa via. Dall’arco dietro l’altare di S. Mattia: bello sguardo sulla maestosa e semplicissima crociera della Basilica.
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